SEO Guru

Danny Sullivan e i Social Signals

Questo mese ho pubblicato un articolo su una rivista cartacea – Internet Magazine – in merito ad un articolo/intervista fatta da Danny Sullivan ai responsabili di Bing e Google, già lo scorso dicembre.

Stranamente l’intervista fatta da uno dei più noti seo statunitensi non ha ricevuto particolare attenzione dalla blogosfera italiana, soprattutto da quegli addetti ai lavori che da mesi si interrogavano sul valore dei social per una delle più tipiche operazioni seo, la link building.

Qui non voglio ripercorrere in lungo e in largo nè il dibattito precedente all’intervista pubblicata su SearchEngineLand.com nè ovviamente le mie speculazioni già uscite su carta, se non altro per una questione di economia degli spazi.

Voglio piuttosto proporre una sintesi molto rapida sul ‘problema’ per lasciare eventualmente spazio a commenti o precisazioni da parte di lettori e colleghi.

Le premesse – Il nofollow

I due più importanti social del momento applicano l’attributo nofollow sui link in uscita, questo è il dato di sfondo dell’intervista e delle discussioni che erano state fatte anche in Italia fino al dicembre 2010.

Non per nulla una delle domande più attese tra quelle rivolte da Sullivan a Bing e a Google riguardava proprio questi link con nofollow pubblicati – ogni giorno, a tonnellate – su Twitter e su Facebook.

Questi link servono ai siti linkati, contribuiscono a loro modo all’incremento della link popularity, nonostante il nofollow?

Soprattutto, come vengono interpretati da Google e da Bing?

La risposta non lascia adito a dubbi e chiude delle polemiche e delle speculazioni che per la verità avevano ampiamente coinvolto anche la rete italiana.

Moltissimi colleghi seo si erano schierati pro o contro l’utilizzo dei social media come fonti organiche di backlink, dividendosi tra scettici ed entusiasti.

I Social Signals

Bing e Google stanno testando un algoritmo che sia in grado di tenere conto delle citazioni e dei link ricevuti da una pagina web sui due principali social del momento, Facebook e Twitter.
Questi link hanno già un’influenza diretta sul posizionamento organico, prescindendo da quell’attributo nofollow su cui tanto si è discusso in passato.

Non poteva essere altrimenti, secondo il mio modesto parere. L’immensa fonte di informazioni che è possibile ricavare dagli stream di questi social non poteva lasciare indifferente la search tradizionale, pur volendo prescindere dalla varie funzioni di ricerca ‘in real time’ offerte da entrambi i motori.

Tanto per cominciare perchè sui social vengono linkati ogni giorno cumuli di nuovi documenti web, quindi utilizzare gli stream come mezzo per raggiungere velocemente nuovi angoli di web era una tentazione troppo forte per farne a meno.

I seo tradizionalisti o asociali possono tranquillamente continuare a disertare Facebook (li capisco perfettamente); è ancora possibile fare a meno di Twitter per posizionare un sito, su questo non ci piove.

Ma d’altra parte i link provenienti da questi due network costituiscono un terreno estremamente interessante per una delle operazioni più ‘tradizionali’ del posizionamento nei motori di ricerca, quella link building che d’altra parte sembra poter fare sempre meno affidamento ai più tradizionali canali di promozione (vedi il Panda Update).

Twitter Rank e non Twitter Ratio

Sui social arriva anche tanto spam, e non si poteva credere che i vari stream potessero essere presi per buoni dai SE senza adottare qualche filtro ad hoc. Naturalmente stiamo parlando di algoritmi tutt’altro che pubblici, ed anzi in fase di testing continuo.

Stando all’intervista i motori hanno implementato dei filtri che consentono loro di determinare se uno stream su Twitter o su Facebook è degno di fiducia, se pertanto i link in uscita da questi stream sono utili per l’indicizzazione di nuovi documenti e per la valutazione del loro ‘peso’ all’interno degli indici di ricerca tradizionali.

Tra le parole utilizzate da Sullivan e dai suoi interlocutori troviamo il ‘Social Rank‘ e il ‘Twitter Rank‘… definizioni tutte da costruire, sia chiaro.

Quali sono i fattori che determinano il ‘Twitter Rank’ dei nostri cinguettii?

🙂

L’attinenza semantica, la frequenza di posting, la percentuale di retweets e di mentions… ho il sospetto che parlaremo ancora a lungo di tutto questo e non voglio ora allungare troppo il post, che voleva solo essere un primo spunto di discussione.

Ho solo una ‘provocazione’ da fare.

Non confondiamo la Twitter Ratio con il Social Rank, è un errore madornale. Ed anzi i cultori del narcisismo 2.0 appaiono ridicoli, a mio avviso, oltre che obsoleti.

La conversazione sui social non è dall’uno ai molti, dall’alto al basso; non è e non deve essere verticale, ma orizzontale.

Secondo me la strategia di costruire grandi account pieni di followers, magari con strategie di following attivo mirate alla reciprocità, per poi trasformarsi in quitters dell’ultima ora, è perdente su tutta la linea.

La ratio ottenuta in questo modo non è segnale di autorità di un profilo Twitter, ma semmai il segno della difficoltà di molti di uscire dalle logiche verticali e fraudolente del vecchio internet marketing e del web ‘1.0’.

Sicuramente si potrà discutere a lungo anche di questo.
La mia impressione è che i parametri algoritmici che probabilmente contribuiscono alla valutazione del Social Rank siano molto simili, nella logica di fondo, a quelli che da diversi anni regolano il misterioso Trust Rank, che ovviamente riguarda documenti web e domini.

Anche su questo non voglio appesantire il discorso; ma almeno ricordare che il TrustRank è un brevetto di Yahoo, in origine.

Brevetto poi ripreso anche da Google – da diversi anni – e sicuramente anche dall’attuale Bing, che di Yahoo ha assorbito tutto il settore della search.

Il TrustRank riguarda proprio la valutazione qualitativa dei documenti in indice, quindi che le logiche accumulatrici dei Twitter-spammers sono assolutamente ridicole e fuori target.

Ma prima di correre ad aggiustare artatamente la nostra Twitter Ratio cerchiamo di cogliere il senso della provocazione – e anche il senso generale di quelle pratiche che vanno configurandosi nelle attività di social media marketing.

Il peso e la qualità dei miei cinguettii non sono determinati dal numero dei miei followers o dalla ratio tra followers e followings, come i sempliciotti del social media marketing stanno iniziando a pensare con sempre maggior insistenza.

Esattamente come per il Trust Rank non si tratta di soli numeri ‘in ingresso’, cioè di quantificare un tanto al chilo il numero di link in ingresso su un dominio.

Ovviamente il ‘trust’ viene trasmesso attraverso i link, tra i siti. Pertanto anche il circolo dei nostri followers/followings ha sicuramente un peso in questo genere di valutazione.

Ma la ‘fiducia’ viene stabilita analizzando natura e significato dei contenuti prodotti, link compresi.
Anzi, se si vuole il TwitterRank serve proprio a valutare la fiducia che è possibile attribuire ai link in uscita da un determinato stream; questo almeno nella logica dei motori di ricerca che da questi stream vogliono ottenere dei dati fruibili.

SEO-SMO-SMM

Il web è una fucina di definizioni e di identità professionali, la cosa è risaputa e ampiamente trattata in varie salse.

Molti fanno ironia sulle sigle, giustamente.

Solo per chiudere, quello che penso è che saperi e conoscenze sono – per fortuna – meno compartimentate delle autodefinizioni che si scelgono per rappresentarsi pubblicamente.

I social hanno costruito una nuova e ampia fetta di web ed era inevitabile che molte cose sarebbero cambiate.
I motori di ricerca sono ancora i principali strumenti per la ricerca delle informazioni in senso lato e il più ampio bacino di traffico per la maggior parte dei siti presenti online.

I Social Signals dipinti da Sullivan attraverso la sua intervista sono semplicemente la prova che i due ambiti non sono affatto separati, ma anzi sempre più interconnessi.

Per l’interpretazione dei ‘segnali’ occorre essere disposti a scalzare vecchie certezze, certamente; ma è molto difficile costruire nuovi paradigmi se non si hanno chiari i meccanismi dei precedenti.
Voglio dire che quando parleremo di Social Rank sarà meglio se terremo conto dei vari ‘rank’ utilizzati tradizionalmente dai SE; ma questi parametri vanno anche arricchiti con la conoscenza profonda delle dinamiche nate con i social, e sarà pertanto del tutto inutile applicare rigidamente i vecchi schemi seo alla nuova realtà 2.0.

Danny Sullivan

Discussione

  •     opinionando   -  

    Ecco, leggo l’articolo, arrivo in fondo e clicco sul mi piace. Sono la terza a farlo. Oggi ho gironzolato nella rete e ho notato che gli articoli più interessanti, ben scritti, originali e unici avevano pochissimi riscontri su fb mentre la spazzatura di massa ne aveva a tonnellate. Ho iniziato a usare fb relativamente tardi (su tweeter non ho ancora avuto tempo di impegnarmi) ma l’impressione che ne sto ricavando è che gli argomenti di nicchia vengono apprezzati perchè cercati in modo mirato ma non possono comunque competere con una mole informe di materiale disimpegnato sotto qualsiasi punto di vista. Chissà se google riuscirà a trovare un giusto compromesso tra qualità e quantità, le abitudini degli internauti sono del resto molto diverse, ci sono persone che possono apprezzare un contributo per motivi personali o professionali ma non esprimono in alcun modo il loro gradimento – misurabile solo con i tempi di permanenza su un sito, sempre se non scaricano e chiudono – e orde di ragazzini con molto tempo libero e fb sempre aperto.

  •     Seo Guru   -  

    E io non posso fare altro che ringraziarti.

    🙂

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