Wikipedia – Meemi: marketing negativo e potenza della blogosfera
Meemi è la prima e la più potente piattaforma di microblogging Made in Italy, non credo di dire qualcosa di particolarmente fazioso.
Ora, forse io non sarò un macro esperto di microblogging… ma sospetto che lo stesso Tommaso Sorchiotti di Microblogging.it potrebbe condividere facilmente questa mia opinione.
Se non altro perchè ha iniziato a parlare di Meemi nel suo blog già dall’ottobre 2007, quando in Italia si parlava veramente poco di microblogging.
🙂
Però – mio malgrado – ho qualche profilo in giro per il web.
Diciamo che un po’ per curiosità e un po’ per lavoro mi interesso delle nuove strade della comunicazione online e naturalmente cerco di tenermi aggiornato sui moltissimi network sociali che ormai popolano il web.
Sono iscritto a decine di servizi… e mi riferisco solo ai social per il microblogging, perchè se prendessimo in considerazione tutte le specie e sottospecie di socialcosi vari potrei facilmente raggiungere più di un centinaio di profili sparsi per il web, se solo riuscissi a contarli tutti. A volte capita addirittura di iscriversi ad un servizio e poi dimenticarlo… io per esempio non ricordo di essermi mai iscritto a Wikipedia, e sicuramente non ricordo i dati di accesso, se anche l’ho fatto.
Sono arrivato tardi su Jaiku ma adoro piattaforme come Status.net (vedi Identi.ca ) e ho testato diverse piattaforme americane minori come Yonkly e Wooxie.
Bazzico FriendFeed e naturalmente non posso che fare riferimento a Twitter, che è necessariamente il ‘top’ della gamma, per questioni di dimensioni che molto difficilmente possono essere raggiunte da un qualsiasi altri sito di questo genere (ma anche di altro genere, per dire la verità…).
Ma insomma, oltre ai più scontati ho provato microblog di diverso tipo, compresi i più sconosciuti come Adocu, YouAre, Chi.mp o Soup.io. E tanti altri.
Non mi sono fermato ai primi che ho incontrato, insomma, e sono iscritto a diverse piattaforme anche se vogliamo limitarci a quelle più recentemente aperte in Italia. Non voglio elencarle semplicemente perchè non volevo fare l’ennesima lista di social, voglio solo dire che mi ritengo un discreto microblogger, curioso e più o meno navigato.
Secondo me Meemi è la migliore piattaforma italiana, sia per quanto riguarda la fattura tecnica del servizio che per il livello e la veracità delle conversazioni che è possibile seguire partecipando ai memi che circolano nella community di utenti più presenti.
Ovviamente paragonare Meemi a Twitter, Tumblr o FriendFeed è ridicolo: anche perchè non voglio immaginare cosa sarebbe Meemi se Capobecchino avesse anche solo un millesimo delle risorse a disposizione di questi colossi americani…
Chiunque prova a fare il paragone non si rende conto della differenza; oppure non ha presente cosa vuol dire disegnare una piattaforma del genere; oppure non ha capito proprio nulla del microblogging e probabilmente si erge a critico della domenica quando non ha più di 10 followers di numero in un – ahem – ‘puttanaio‘ come Twitter.
Una delle differenze più notevoli è che su Meemi c’è anche una community verace ed attiva, tutta italiana. Ok, ci sono i crossposters anche su Meemi, anche lì la gente manda status sfruttando servizi come HelloTxt e magari non partecipa alle discussioni.
Ma se dovessi fare un nome per parlare del microblogging all’italiana non avrei alcuna esitazione.
Non solo. Se mia zia volesse ‘conoscere’ l’universo del microblogging le consiglierei probabilmente Meemi, e non Twitter – che rimane chiaramente un must ineliminabile.
Perchè senza dubbio mia zia si divertirebbe e si integrerebbe molto più facilmente su Meemi, che è molto meno caotico e ‘infernale’ del suo fratello maggiore americano.
Ma questa è solo la mia opinione, ovviamente. Chi non conosce i social per il microblogging sicuramente non ha mai sentito parlare di Meemi e può facilmente interpretarlo come un sito anomico e ‘complicato’, senza capo ne coda.
Come un blog colletivo e anarcoide fatto di testi brevi e spezzettati.
🙂
Invece Wikipedia la conoscono tutti, perfino mia zia. Non credo ci sia bisogno che io stia qui a spiegare la storia e il senso di uno dei siti più famosi del mondo.
Uno dei primi ‘Grandi Social’ insieme a piattaforme come YouTube e Flikr.
Progetti collettivi che vivono del contributo degli utenti. ‘Enciclopedia libera‘, nel caso di Wikipedia.
La libertà è un tema complicato: diciamo che nemmeno Wikipedia è un sito ‘pubblico’, nel senso che la sua proprietà non è patrimonio dell’umanità ma è anzi saldamente in mano alla Fondazione aperta dall’inventore del software Wiki, che in ogni caso gestisce uno dei progetti più grandiosi dell’era dell’informazione.
Ora è evidente che un progetto come Wikipedia ha una lunga esperienza di lotta al vandalismo e allo spam: il software per il Wiki ha innovato la stessa idea di ‘collaborazione online’ applicando un sistema di revisioni dei testi molto sofisticato e assolutamente all’avanguardia, che mette al centro del progetto la partecipazione ‘qualificata’ di chiunque, almeno potenzialmente.
Ovviamente quello dell’altro giorno non è il primo caso in cui tali criteri di ‘partecipazione qualificata‘ sono causa di interpretazione e polemiche.
Sono proprio gli amministratori e i moderatori di Wikipedia Italia quelli che più di ogni altro sanno che un progetto come il Wiki necessita di un controllo incredibilmente accurato, anche perchè l’altà visibilità delle pagine di Wikipedia attira sicuramente centinaia di spammer e cialtroni ogni giorno.
Questo post vuole tentare di ‘prendere in considerazione’ tutte le sfaccettature della polemica; perchè è evidente che non si tratta di parlare bene o male di un servizio piuttosto che di un altro.
E’ quindi anche ‘pacifico’ il fatto che Wikipedia abbia una gerarchia e un funzionamento interno, in cui le decisioni spettano via via agli utenti più attivi e partecipi al progetto.
Ed è altrettanto evidente che una piattaforma sociale come il Wiki debba in qualche modo avere dei filtri per tutelarsi dalle figure negative che tentano costantemente di approfittarsi degli spazi ‘aperti’; spammer, troll e cialtroni, come dicevo sopra.
Chiunque ha partecipato davvero ad una qualsiasi community sa benissimo che non è affatto facile mantenere elevato il tasso di libertà senza esporsi all’arbitrio degli individui; e d’altra parte ogni limitazione della libertà degli individui è di per sè un arbitrio.
E direi che in via generale questo paradosso possa calzare su specchi sociali ben più larghi e ben più tradizionali che non quelli che si possono facilmente incontrare online. Direi che fiumi di sociologia potrebbero diluviare su un tema come questo, mentre io non volevo farla così lunga.
🙂
Il punto è che il misunderstanding dell’altro giorno tra Meemi e Wikipedia Italia tira in ballo diversi aspetti, anche piuttosto complessi.
Ma si può farne una sintesi breve, volendo non ci vuole molto.
Merlinox, blogger piuttosto noto nonchè utente affezionato di Meemi, pensa di allestire una pagina su Wikipedia dedicata a raccogliere la voce enciclopedica sul principale social di microblogging italiano.
Lo fa in perfetta buona fede e nel pieno spirito collaborativo del Wiki.
Il problema è che un moderatore di Wikipedia Italia decide di cancellare la pagina: perchè non la ritiene una voce interessante per l’enciclopedia, dato che Meemi è un sito ‘minore’, almeno se paragonato a Twitter o FriendFeed.
E perchè tutto sommato – come si evince anche nelle discussioni seguite alla cancellazione – c’è il sospetto che l’operazione di Merlinox sia stata fatta in malafede, per promuovere arbitrariamente il sito di Capobecchino, fondatore di Meemi.
Naturalmente la tagliola antispam e anti-troll scatta impietosamente: non solo viene cancellata la pagina ma vengono bannati tutti gli utenti che provano a sostenere la causa di Merlinox.
Questi ban sono appesantiti dal fatto che – come avviene nei casi peggiori – impediscono la partecipazione alla discussione pubblica proprio a quelle persone che vengono accusate di aver sbagliato.
Impedendo di fatto una verifica più approfondita: sono certo che la buona fede di Merlinox sarebbe prima o poi emersa, se non l’avessero escluso dal Wiki.
Ma se la storia fosse finita qui avremmo di fronte un caso di ‘marketing negativo‘: per Meemi, che nel migliore dei casi sarebbe stato semplicemente respinto dall’inclusione in Wikipedia mentre nel peggiore avrebbe pianificato un tentativo di abuso nei confronti delle norme anti-spam della versione italiana dell’eciclopedia online.
E anche per Merlinox, bannato per sospetta promozione e – sostanzialmente – per le ‘proteste’, espresse chiaramente in seguito alla cancellazione della pagina che aveva allestito e ‘regalato’ al progetto Wikipedia.
Insomma un’operazione di marketing andata male, malissimo.
Peccato che non fosse un’operazione di marketing, semplicemente.
Peccato che Merlinox sia un vero ‘geco’ e un esperto microblogger, che in tutta coscienza aveva pensato di contribuire gratuitamente a colmare una lacuna di Wikipedia contribuendo a diffondere notizie, spiegazioni e trucchi su quello che è – piaccia o non piaccia – il più importante esperimento di microblogging sociale nato e coltivato nel nostro paese.
Ripeto, non voglio ingigantire la cosa: Meemi non è Twitter e non potrebbe esserlo al momento.
Se Meemi avesse i server di Twitter Capobecchino sarebbe in grado di offrirci il caffè direttamente tramite protocollo http, ma questo è un altro discorso. Non li ha e non ha un’utenza minimamente paragonabile al gigante americano.
Ma stiamo parlando di Wikipedia Italia e del microblogging in Italia.
Quindi probabilmente la discussione sull’inclusione di Meemi nel Wiki potrebbe raccogliere pareri anche discordanti, questo è fuori di dubbio.
Ma è anche fuori di dubbio il fatto che Merlinox fosse in buona fede e che la sua pagina era stata pensata e realizzata in piena coscienza e a beneficio del pubblico italiano di Wikipedia: esistono migliaia di pagine su Wikipedia, su prodotti e servizi molto meno importanti di Meemi.
Perchè il social italiano non avrebbe dovuto comparire tra le voci dell’enciclopedia?
E siamo sicuri che prima di avviare la sequela di ban degli utenti che provavano a dissentire non sarebbe stato meglio se non altro provare a capire veramente se si trattava di una mera operazione autopromozionale, e non invece un normale inserimento di una nuova risorsa utile per la pubblica consultazione?
Per carità, lo ripeto, posso capire che i filtri di difesa di un sito come Wikipedia siano sensibilissimi.
Però su internet la libertà prende strane forme. E un errore, per quanto comprensibile, può generare reazioni che invertono il fluso della fiducia.
Wikipedia piace a molti e qui non si vuole discutere lo spirito del progetto nè tantomeno quello delle persone che lo animano, anche a livello locale.
Ma stavolta la blogosfera ha invertito quello che poteva diventare marketing negativo per Meemi in un boomerang per la stessa Wikipedia italiana, che per troppa prudenza ora deve pagare lo scotto di una pessima pubblicità.
Troppa prudenza e una certa facilità nel censurare chi non segue il parere della gerarchia interna, adoperando il ban come se tutto il web fosse nei server di Wikipedia.
Le risposte dei blogger che sto per linkare sono la più viva dimostrazione che Meemi sia una piattaforma abbastanza importante nel web italico, che quindi quella ‘voce d’enciclopedia’ la meritava senza troppe discussioni.
Perchè su Meemi ci passano tanti blogger italiani, gente che certamente non ha bisogno di Wikipedia per ‘dire’ qualcosa online.
Blogger che magari frequentano decine di social diversi, come il sottoscritto, ma che sono in grado di riconoscere i lati positivi e le coraggiose ambizioni di un progetto come quello di Capobecchino.
Gente che forse è ANCHE iscritta a Meemi, ma che vive nella rete mantenendo spazi di pubblicazione e discussione autonomi e indipendenti.
E voci anche piuttosto autorevoli, almeno se consideriamo la blogosfera italiana.
Insomma, proprio quelli che sarebbe meglio non far incazzare, almeno se stiamo parlando di un ‘sospetto’ caso di censura.
Perchè il punto è proprio questo: quello che per alcuni amministratori di Wikipedia poteva sembrare un sospetto caso di autopromozione si è tramutato in un probabile caso di censura da parte dell’enciclopedia stessa, invertendo totalmente il piano del torto e della ragione per come si era impostato all’inizio della vicenda.
Quello che mi piace pensare è che le voci indipendenti dei singoli siano ancora più importanti delle grosse voci dei vari social: perchè la voglia di denunciare gli abusi d’autorità è sempre molto contagiosa, a dispetto dei tempi e nonostante la sproporzione dei mezzi.
Del resto sono proprio i ‘social’ che non possono fare a meno degli individui, e non il contrario.
Quindi stavolta voglio proprio invitarvi a raggiungere alcune delle persone che hanno espresso la loro su questo caso ‘Wikipedia-Meemi’, su cui per’altro spero si rientri nei confini civili della discussione e del confronto aperto.
Capobecchino è stato bannato da Wikipedia ma sarà senza dubbio felice di accogliere un rappresentante di Wikipedia italiana che abbia voglia di discutere serenamente su questa che vorrei definire come una ‘semplice incomprensione’, di quelle che sul web capitano a centinaia.
Naturalmente se un admin di Wikipedia Italia vorrà partecipare dovrà iscriversi a Meemi e rispondere a questa discussione; anche perchè la piattaforma di Meemi si presta particolarmente alle discussioni, visto che fra le altre cose non limita il numero di caratteri a disposizione.
E tendenzialmente non caccia nessuno, non ‘per errore’ almeno.
😉
Mi auguro insomma che Wikipedia Italia possa aprirsi e chiarirsi con Meemi.
Ma per il momento i blogger si sono schierati e le critiche – cui naturalmente mi associo – sono state autorevoli e giustificate, oltre che incredibilmente ‘potenti’.
Per una cronaca diversa e più dettagliata rimando tanto per cominciare al post di Merlinox e al contributo divertito e divertente de Il Macaco, per la penna dell’amministratore del noto blog sul mondo Apple, anche lui appassionato frequentatore di Meemi.
Potete chiaramente leggere il post di Catepol, che è subito intervenuta dal suo blog tirando in ballo degli utili dati per l’appprofondimento sui ‘numeri’ di Meemi; e che certamente è tra le più note voci in materia di social media e microblogging in particolare, almeno per l’Italia.
Anche lei indignata, naturalmente, e pronta a schierarsi in difesa di Meemi.
Potete consultare la cronaca e i commenti su Conversazioni Metropolitane oppure sbirciare il parere di un ‘geco’ come Quacos, e magari arricchirvi dei contributi di IacoSystem, di DownloadBlog e di Sinergie.
Ma se proprio dovete scegliere vi consiglio di non perdervi il post di Pikadilly, spiritoso e graffiante come al solito.
Oltre al fatto che il suo lussuosissimo blog è chiaramente opera di una delle migliori smanettone in circolazione, fatemelo dire, voglio aggiungere che quella di Pikadilly è certamente una voce molto esperta sul tema ‘community’, anche perchè bazzica online da molto tempo prima del suo approdo sui social.
Eppure la sua difesa di Meemi, pur diretta e senza mezzi termini, riesce ad mantenersi nei toni scherzosi e divertenti che ormai connotano tutti i suoi blog, toni cui rimane fedele anche quando propugna le battaglie più efferate.
I maggiori complimenti vanno a lei, quindi, almeno stavolta.
E a Wolly, figura notissima nella blogosfera italica che non dovrebbe aver bisogno di ulteriori presentazioni. Wolly è blogger e ‘geco’, ed è uno dei responsabili per la localizzazione di WordPress in italiano. Vi basta?
🙂
Beh, dopo l’umorismo di Pikadilly vi consiglio di non perdervi l’incazzatura di Wolly, che non risparmia nulla allo staff italiano di Wikipedia pur non essendo un particolare fruitore di Meemi – e infatti su Meemi non l’ho mai incontrato, direi.
Perchè la censura la si denuncia comunque, ed è così che deve essere.
Mi sembra una cosa così ovvia, non credo che sia necessario consultare l’enciclopedia per appurarla ed accoglierla come dato di fatto…