Social media come strumenti di marketing aziendale
Valeria Maltoni analizza nel suo ConversationAgent due studi di recente pubblicazione, tirando le fila di un discorso molto interessante ed arrivando ad una conclusione decisamente incoraggiante.
The Marketing Executives Networking Group MENG 3rd Annual Marketing Trends Study and The CMO Survey undertaken by the Duke University Fuqua School of Business and the American Marketing Association results converged on the same trend: social media becoming a viable tool in a business marketing mix.
Fonte: Conversation Agent: Two New Surveys Validate Companies Adoption of Social Media
Particolarmente utile potrebbe essere spulciare direttamente i dati raccolti dal Meng (Marketing Executives Networking Group), se non altro perchè si tratta di una presentazione sintetica e decisamente fruibile anche se il vostro inglese non è dei migliori.
Il ‘succo’ iper-riassunto è il seguente: i social media stanno diventando parte integrante delle strategie di marketing aziendale. Non si tratta più di ‘giochini digitali’ per geek poco più che teenager… e non per nulla mi riferisco al fattore anagrafico, visto che la fascia dei baby-boomers sembra ancora essere quella più ‘appetibile’ per gli executives che si occupano di marketing per brand e aziende di dimensioni medio-grandi.
Come verranno implementate le strategie di social media marketing del 2010 e da chi?
Sembra che se anche la maggior parte delle aziende preferirà gestire internamente la presenza sui social, tra quelle che sceglieranno l’outsorcing la figura del ‘consulente’ avrà maggiore fortuna rispetto ad agenzie di internet marketing e alle più tradizionali agenzie pubblicitarie.
E mi sembra anche sensato. In un momento in cui l’utilizzo di questi strumenti è tutt’altro che codificato, un singolo early adopter può sembrare più adatto e più credibile rispetto al fornitore – magari radicato in un settore promozionale ‘tradizionale’ – che tenta di trovare la sua strada anche su questi ‘relativamente nuovi’ canali di comunicazione.
Ora, il discorso va naturalmente approfondito. Una delle cose più interessanti che sto sentendo nelle ultime settimane è che i social non dovrebbero essere considerati – necessariamente ed unicamente – come strumenti per ‘beccarsi nuovi clienti diretti’, quanto come canali utili per migliorare il rapporto con i clienti che già si hanno.
Per farla breve: il calcolo del ROI di una seria e complessiva strategia di social media marketing dovrebbe considerare ANCHE quest’aspetto, tutt’altro che secondario.
Se infatti la customer retention è ancora tra le buzz words più importanti per i marketers del 2010 (vedi sempre lo studio del Meng linkato sopra), nell’era della conversazione digitale e dell’user generated content ANCHE per i SEO la soddisfazione dei clienti diventa un parametro tutt’altro che ‘tecnicamente irrilevante’.
Perchè un cliente soddisfatto commenta pubblicamente, linka e viralizza sui suoi profili.
Quindi se i costi di gestione di un profilo su Twitter o di una fanpage su FaceBook potrebbero sembrare improduttivi nei termini della ‘vendita diretta’, è assolutamente imprescindibile aggiungere a quest’equazione anche i vantaggi indiretti che un’interfaccia ‘sociale’ ben gestita può garantire al brand aziendale.
A meno che non si voglia continuare a preferire pay-per-click e compra-vendita dei link per partito preso, solo perchè si tratta di costi su cui si discute da un bel po’ e su cui sono fiorite enciclopedie di giustificazioni convincenti e rosari di statistiche inattacabili.
Il punto è che – tanto per fare un esempio – un link comprato o sponsorizzato porta traffico e potenziali clienti, certamente.
Ma non aggiunge molto valore reale allo scambio, in definitiva.
Mentre uno sportello di raccolta feedback o di help-desk per i clienti, magari gestito attraverso uno dei maggiori social, può effettivamente dimostrarsi utile; e per entrambe le parti.
E se il prossimo link che vi permetterà di vendere la vostra roba fosse proprio quello messo da un vostro cliente sul suo profilo Facebook? Se qualcuno parlasse bene della vostra customer care all’interno di un tweet?
Dite davvero che non sia possibile misurare un ROI senza avere tutte – ma proprio tutte – le statistiche sulle conversioni in mano?
Eppure anche gli spot televisivi non sono meno aleatori, quanto ad effetti concreti; costano una follia e rompono/interrompono. L’unico valore aggiunto, almeno per il consumatore/cliente, è quello che si paga in più sul prezzo finale; e ne faremmo tutti volentieri a meno, ne sono certo.
Mentre invece partecipare alla ‘conversazione’ costa molto meno, in proporzione; e può facilmente diventare un modo per fornire un vero e proprio servizio aggiunto, nei casi migliori.
Dite che sono troppo ottimista per essere uno che vive in una telecrazia ultra-markettara, piena di aziende ‘vecchie’ e ‘sorde’?