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Come funziona Google

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Google è un motore di ricerca per il web nato tra il 1995 e il 1998, praticamente agli albori della Rete.

Dopo un periodo iniziale, durante il quale esistevano ancora motori di ricerca che in qualche modo potessero impensierire Google nel suo ruolo, il gigante di Mountain View si è imposto nel mondo come riferimento assoluto per la ricerca web in tutte le sue forme.

Il suo impatto, nell’immaginario comune e nell’utilizzo quotidiano di miliardi persone, è stato epocale, e rappresenta oggi il più grande archivio mondiale di testi e informazioni della storia dell’umanità dalle sue origini.

Il suo scopo era quello di “organizzare le informazioni di tutto il mondo e renderle universalmente accessibili e utili“, come recita una frase celebre dei suoi fondatori, nata proprio agli albori dello sviluppo del motore.

Nella pratica, comunque, Google è un software, un algoritmo, che appunto si occupava di elencare le risorse web e di valutarle in base ad una scala di valori che si basava, sostanzialmente, sulla valutazione del testo e del numero di link in ingresso sulle varie pagine, sui vari siti, attraverso cui tentava di valutare la rilevanza relativa di ciascun indirizzo web in funzione della stringa di testo inserita nel campo di ricerca che veniva offerto – ed è ancora offerto oggi, non troppo diverso – nella homepage bianca del motore.

La possibilità di navigare la Rete attraverso il ‘filtro’ della ricerca di Google è stata il volano per la diffusione concreta dell’utilizzo del web per come lo conosciamo ora, perché senza la ‘guida’ di un motore di ricerca valido e dinamico non avremmo avuto accesso alle risorse crescenti che sono andate formandosi online, frammentate in milioni di indirizzi e server in tutto il mondo.

La lettura, l’analisi e quindi la valutazione approfondita delle varie risorse web era e rimane il core della tecnologia che ha reso Google uno strumento insostituibile: in oltre 20 anni l’algoritmo di Google è cresciuto qualitativamente in un modo strepitoso, riuscendo in qualche modo a mantenere valido il suo proposito originale nonostante il contemporaneo sviluppo di un web sempre più magmatico, sconfinato e apparentemente dispersivo, indecifrabile.

Un esercito di bot

Concretamente parte centrale dell’algoritmo di Google consiste, ancora oggi, di un plotone di potentissimi bot che scandagliano la rete alla ricerca di informazioni, indirizzi, testi e tutte le altre risorse esistenti su server.

Questi robot, o spider, leggono, valutano e archiviano il Web in ogni suo rivolo per restituirci una Rete coerente e consultabile, secondo criteri ben determinati.

La SEO consiste nella nobile arte di intercettare ed ammaestrare questi spider a favore del dominio oggetto di posizionamento. Ovvero creare contenuti appetibili e coerenti, interlinkarli in una struttura significativa ed ottimizzata, e quindi realizzare una ragnatela di significati semantici che possano irrobustire il peso del dominio in un determinato settore di ricerca.

La frequenza, la profondità e la priorità di scansione che Google assegna a ciascun dominio web rappresentano alcuni tra gli indici più preziosi per valutare la salute SEO delle metriche interne del dominio.

Un archivio di parole ed indirizzi

Per capire come funziona Google oggi, quando ormai più di un ventennio di attività lo ha dotato di esperienza e risorse mastodontiche, occorre fare un passo indietro, dal punto di vista analitico, e semplificare l’approccio euristico, per trattenere solo l’essenza.

L’algoritmo di Google archivia testi ed altri contenuti e li associa ad indirizzi internet, che restituisce in forma ordinata in base alle ricerche degli utenti.

La SEO tenta di studiare i criteri che portano all’elaborazione di quegli elenchi di risultati chiamati Serp (Search Engine Results Pages), con la speranza di poter influire sul ranking dei vari documenti archiviati, ovvero sui posizionamenti da questi ricevuti nelle varie parole chiave di ricerca.

Il web è un universo digitale di indirizzi internet che contengono testi, per lo più, parole. Si sviluppa come una rete, una gigantesca ragnatela tenuta insieme dai collegamenti ipertestuali che l’attraversano, i link.

Ogni sito web è un pezzo della ragnatela. Naturalmente la centralità e l’importanza di ciascun pezzo sarà determinata dalle connessioni che la legano al resto della Rete.

In ogni caso la grandezza, la densità, il peso e la posizione di ciascuna ragnatela è determinata senz’altro da ciò che effettivamente un determinato sito web è in grado di offrire al navigatore, a seconda di ciascun intento di ricerca.

Google è il più grande archivio di testi che la storia dell’umanità abbia mai visto nascere.
Se l’analisi delle interconnessioni ha giocato un ruolo centrale nello sviluppo dell’algoritmo di Google nel suo primo decennio di vita, e ben oltre, è senz’altro vero che l’euristica che si appoggia all’analisi testuale ha assunto dimensioni e abilità che ormai prevalgono nella determinazione del posizionamento relativo di ciascun documento.

Google ormai esegue una vera e propria analisi editoriale del dominio ospitante, ed è diventato un lettore critico e diffidente.

Google è un archivio di testi e il peso delle parole è tutto ciò che conta.

Ecco perché con la maturazione dell’industria SEO si è avuta la strutturazione di un approccio seo meno da ‘hacker’, rispetto allo strapotere della link building che ha dominato il primo quindicennio del settore, a vantaggio di una visione editoriale più matura, sia dal punto di vista della fruizione per l’utente finale che da quello della comunicazione aziendale tout court.

La SEO Semantica è divenuto il centro per qualsiasi strategia di posizionamento organico su Google, e difficilmente i vecchi trucchi (come la link building) potranno garantirvi oggi un ranking di successo, che sia cioè stabile e scalabile nel tempo.