SEO Guru

Lessico. Ed altri algoritmi

Tradizioni, frasi fatte e luoghi comuni sono oggetti particolari da valutare, in generale.

Ma questo è particolarmente vero se stiamo applicando queste categorie di pensiero a qualcosa di intimamente nuovo, che pertanto è appena uscito dalla sua fase di esordio pubblico e stenta ad offrire un patrimonio di elementi ‘classici’ comunemente condivisi, in qualche modo riconosciuti dalle comunità di riferimento.

Eppure nella variopinta e breve storia della seo è già possibile imbattersi in un arcipelago di ‘conoscenze basilari‘ che sembrano essere realmente costitutive di un substrato comune, sia pur non del tutto omogeneo, sia chiaro, ma comunque capace di produrre un vocabolario collettivamente spendibile, ovvero, contemporaneamente, un lessico tecnico/specializzato e un immaginario professionale reciprocamente riconosciuto.

Ebbene, in chiave del tutto soggettiva, direi che fin dal primissimo post sulla seo letto nella mia vita (approssimativamente sarà stato il 2006), ovviamente in inglese, torno spesso a provare fastidio per uno dei luoghi comuni più diffusi nel settore, e quest’anno particolarmente tornato in voga come salvifica panacea di ogni male algoritmico del bizzoso Google, che nella versione 2014 fa tanto tribolare i seo di ogni sponda dell’Atlantico.

L’articolo proponeva, in una delle XXXX miliardi di versioni ancora ampiamente reperibili e continuamente riscritte a tutt’oggi, l’esaltazione di un concetto che appunto, ancora ai giorni nostri, non ha perso il suo indubitabile fascino, ed è abusatissimo nella letteratura seo vecchia e nuova.

Content is king

writing

Questa frase viene offerta in ambito seo come il parmigiano lo sarebbe in una saga nazionale di spaghetti al pomodoro.

Si tratta di un luogo comune inossidabile, che non era diverso alcuni anni fa e che ancora oggi vuole presentarsi immobile e granitico.

Eppure il rischio di cadere nell’equivoco, di fronte ad un concetto roccioso e invariato negli anni, era già alto alcuni anni fa, quando ancora la parabola del ‘contenuto’ non sembrava essersi del tutto avverata nella ‘search’ concretamente giocata, ovvero sulle Serp Google vere e proprie.

Quando ancora i margini di manovra ‘non testuali’ era senz’altro amplissimi.

Certamente il ‘contenuto’ era ‘Re’ anche allora, intendiamoci.

Oggi sembra esserlo di più, comunque, stando agli incandescenti revival e alle immancabili ri-scoperte del content marketing che hanno accompagnato le più recenti evoluzioni algoritmiche in materia di valutazione dei link, sul fronte Google.

Ad una parziale svalutazione del peso dei fattori off-site si è affiancata una inevitabile rincorsa alla rivalutazione, da parte degli addetti ai lavori, del ruolo che in tale scenario avrebbe iniziato a svolgere quel ‘contenuto.

Benissimo.

Se solo smettessimo di chiamarlo ‘contenuto‘, però.

Esistono certamente i ‘contenuti‘, che appunto sono tali nella loro varianza di significato.

Un video è un contenuto decisamente diverso da un testo o da una foto, ad esempio.

Ma anche un software è un ‘contenuto‘, sia chiaro.

L’homepage del dominio più visitato al mondo non ha molte immagini, è completamente bianca e ha pochissimo testo originale da offrire.

Ha un ‘semplice’ campo di ricerca che permette di accedere alla maggior parte del web emerso esistente online (deep internet a parte, ovviamente).

🙂

homepage google

Esistono diversi contenuti, quindi, e ora non si vogliono valutarne le singole potenzialità in ambito pubblico.

Semplicemente in ambito seo quel ‘contenuto‘ che è sempre stato ‘Re‘ era ed è ancora naturalmente sinonimo del ‘contenuto testuale‘, e non di tutto il resto.

Ma allora, se stiamo parlando di testo scritto e non di una più generale e onorevolissima galassia di contenuti ‘multimediali’ o multisensoriali, sarebbe davvero il momento giusto per gettare questo tecnicismo approssimativo in pasto alla storia della seo.

Per dotarsi invece di un più confortevole e moderno armamentario simbolico.

Capace di confrontarsi con maturità intellettuale con scienze e tecniche ben più antiche e diversificate.

La seo rischia altrimenti di ritramutarsi velocemente in granello di sabbia, nel ben più vasto ‘deserto’ della comunicazione pubblica.

Dune ben più complesse, come il Giornalismo o piuttosto il Marketing, offrono vocabolari e scuole potenti e versatili, in fondo.

E in generale la scrittura è un algoritmo molto più stratificato e complesso di qualsiasi altro, se proprio vogliamo concederci il lusso di giocare con le parole.

🙂

Quindi le agenzie o i freelance che al secolo si occupano di content generation dovrebbero davvero fare lo sforzo di rileggere il vecchio adagio, Content is King, con occhi davvero nuovi ogni volta.

Non sarebbe davvero male poter complicare il nostro lessico professionale, se si vuole, e per una volta migliorare/correggere la traduzione di un anglicismo che è decisamente possibile aggiornare.

Mettendomi nei panni dei miei stessi clienti, in fondo, non comprerei mai dei ‘contenuti‘ [testuali] da un professionista o da un’agenzia che si offre pubblicamente come erogatrice o produttrice di ‘contenuti‘, appunto.

L’accezione italiana è ancora parzialmente accettabile se stiamo parlando di contenuti multimediali, lo ribadisco, dove quindi la genericità non nasconde povertà di tradizione professionale ma effettiva commistione di arti (scrittura, fotografia, grafica, video making).

Forse nel web 1.0 andava bene far scrivere i testi a qualcuno che ‘riempiva di contenuti’ le pagine bianche di un universo virtuale ancora tutto da popolare.

Ma oggi che internet è sempre più decisamente media mainstream, il seo deve inevitabilmente complicare il suo approccio lessicale.

L’arte della SEO, insomma, ha tutta la convenienza a smontare quel pacco indistinto e primordiale, il Content, per scartarlo e analizzarlo nei suoi elementi costitutivi.

Sono sicuro che dentro ci troveremo una galassia di nozioni utili, lessemi antichi ma concetti del tutto attuali, e ancora contaminazioni e spunti da tecniche ed arti che non hanno mai smesso di essere protagoniste della comunicazione pubblica.

Dopo uno sguardo in quell’abisso ecco che il vecchio motto seo “Content is king” ci apparirà sempre troppo semplificato e mistificante, tutto sommato.

Potremo quindi sopravvivere dignitosamente anche all’attuale ‘moda‘ del content marketing, immancabilmente rivisitato proprio a partire dalla fine del 2013 e in questi primi mesi del 2014 da un ampio numero di operatori ed agenzie del settore.

Potenza del lessico, ovviamente; e lunga vita al Re, ci mancherebbe!

😀

content is king

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